2019: l’anno del Mobile-first Marketing


Ossia di come i dispositivi mobili hanno conquistato il marketing e stanno trasformando il dialogo con i consumatori

2019: l’anno del Mobile-first Marketing

4 miliardi e 680 milioni di persone. È questo il numero di utenti mobile che si prevede venga raggiunto nel 2019, l’anno destinato a passare alla storia come quello del Mobile-first marketing.

Un dato è più esplicativo di tutti. La percentuale delle visite su Facebook che gli utenti svolgono via mobile, da smartphone o tablet, è oggi pari al 95%. E tra i contenuti sempre più amati tra gli utenti social ci sono senz’alcun dubbio le Stories.

Introdotte per la prima volta da Snapchat nell’ottobre del 2013, le Stories stanno diventando il contenuto privilegiato su tutte le piattaforme social. A cominciare da Instagram, dove a dicembre 2018 ammontava a mezzo miliardo la quota di Stories prodotte ogni giorno.

Per questo motivo, il 64% delle aziende, ha rilevato una ricerca condotta da Hootsuite, ha introdotto le Instagram Stories nella propria strategia social o si appresta a farlo nei prossimi 12 mesi.

Con una crescita 15 volte più veloce, le Stories stanno soppiantando i normali contenuti feed, che hanno costi sempre più elevati e tassi di engagement sempre meno soddisfacenti.

Le Stories appaiono dunque come la risposta più efficace alla domanda di contenuto dei consumatori, e come lo strumento più adatto a far fronte alle sue esigenze sempre più evolute in termini di pubblicità che sia al tempo stesso rilevante e stimolante.

Le 5 P del Mobile-first Marketing

Tradizionalmente, i marketers hanno interpretato il mondo e il comportamento dei consumatori facendo ricorso alle classiche 4 P: Product, Place, Price e Promotion.

Nell’epoca del digital, invece, la sfida più grande è quella di riuscire a mettere al centro il brand e trasmettere in maniera chiara e univoca i messaggi e i valori ad esso associati. C’è chi le chiama le 5 P:

  • Personality: quel mix di caratteristiche e qualità che definisce un brand e lo rende diverso da tutti gli altri
  • Purpose: la reason why del brand, il modo in cui contribuisce a migliorare la vita delle persone dentro e fuori l’azienda
  • Promise: la proposta di valore avanzata dal brand con i suoi prodotti e i suoi servizi
  • Probity: la correttezza etica del brand, la coerenza tra i principi dichiarati e le azioni concretamente praticate
  • Planet: il rispetto dell’ambiente e la sostenibilità del suo modo di agire.

Sono tre i fattori che legano le 5 P al comportamento del consumatore.

Il primo è il mobile. In soli dieci anni gli smartphone hanno rivoluzionato la nostra società, e sono sempre di più i ragazzi cresciuti interamente nell’epoca digital.

Il secondo è il presente. Parallelamente al potenziale di calcolo delle nuove tecnologie, anche le aspettative delle persone sono di fatto in crescita esponenziale, e questo si traduce in una domanda di esperienze online sempre più coinvolgenti e di qualità.

Il terzo è la fiducia. Nel mondo iperconnesso di oggi, il coinvolgimento in scandali o in eventi non conformi da un punto di vista etico sanciscono la perdita della fiducia da parte dei consumatori, che si dimostra invece una componente essenziale della customer loyalty.

E come si risponde a queste esigenze del consumatore?

Cambiano gli strumenti, cambiano le P, ma il punto di partenza resta sempre lui, il  Contenuto. E per proporre contenuti che siano al tempo stesso rilevanti ed engaging è necessario rispettare canoni tecnici conformi alla piattaforma su cui saranno usufruiti, il mobile, e coerenti rispetto all’obiettivo desiderato, la conversione.

Spazio quindi a contenuti dal formato verticale, che prevedano una qualche forma di interazione. Oggi si hanno a disposizione molti strumenti per interagire con l’utente: si parte da quiz, sondaggi, chatbot, sconti, fino ad arrivare a vere e proprie esperienze di gaming, che sfruttando le ultime tecnologie consentono di catturare l’attenzione degli utenti in modo sempre più immersivo.

Nell’epoca del GDPR e della particolare - e legittima - attenzione alla privacy, una gaming experience è un eccellente strumento per raccogliere informazioni sul nostro pubblico, e un ottimo punto zero da cui avviare la nostra conversazione con il consumatore.

 

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